Ufficio Turistico Piazza San Martino

Percorso consigliato

Un itinerario pensato per non farti perdere neanche uno degli scorci più belli e interessantid di Apecchio.
Partendo dal rinomato ponte a “schiena d’asino” attraverserai tutto il borgo per poi giungere in un rilassante viale alberato nella parte alta del paese.

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Guida Turistica Daniela Rossi
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Ponte Medioevale a schiena d'asino

XIII sec.

Il Ponte medievale a “schiena d’asino” sovrasta il torrente Biscubio ed è forse il monumento più caratteristico di Apecchio, unico nel suo genere nella provincia di Pesaro e Urbino.
Era il punto di arrivo delle strade che dal circondario giungevano ad Apecchio.
Un documento della fine del Trecento attesta la sua esistenza, affermando che era stato parzialmente guastato come atto di guerra dai Tifernati (abitanti di Città di Castello).
Non si hanno notizie anteriori, ma è possibile che si tratti di una costruzione antecedente l’anno Mille. Il ponte è costruito in pietra arenaria e presenta la particolare forma a schiena d’asino, dovuta al fatto che ogni semi-arcata si appoggia sull’altra, determinando la stabilità di tutta la struttura. In passato, sul colmo del ponte, c’era un’edicola con l’affresco della Madonna del Ponte, molto venerata. Verso i primi anni del ‘900 fu però smontata, perché il ponte era troppo vecchio per reggerne il peso. Ai suoi piedi, fu attiva per decenni la bottega di un fabbro ferraio, mentre lunghe file di muli e cavalli si ripararono sotto le sue arcate. 

Il vecchio ponte fu completamente restaurato e consolidato negli anni Ottanta.
Non solo d’interesse storico ma anche artistico, dato che il ponte è stato ritratto da Raffaello Sanzio nel celebre dipinto “La Madonna del Cardellino”.

Chiesa di Santa Lucia

XI sec.

Si trova nel centro di Apecchio col fianco destro adiacente alla strada provinciale.
Il sagrato è posto sotto il livello della strada, per accedervi occorre scendere alcuni scalini.
La facciata è intonacata e ha profilo a capanna, la caratterizzano un portale in pietra architravato e una piccola lunetta finestrata. L’aula interna ha pianta rettangolare, due ampie arcate a tutt’altezza si susseguono tripartendo lo spazio in campate.
In controfacciata domina una cantoria con parapetto rettilineo in legno dipinto. La campata centrale presenta altari a cofano addossati alla parete. Quella di fondo ospita il presbiterio dominato iconograficamente dal frammento d’affresco della Crocifissione.
Chiesa trecentesca al cui interno, oltre a due tele del 1600, vi sono affreschi di probabile scuola giottesca. Va aggiunto che e’ l’unica chiesa certa templare con tre croci, qui e’ sepolto Giulio Ubaldini 1620.
Altri dipinti murali frammentari rivestono la parete sinistra della navata. Due finestroni si aprono in alto sul fianco destro a illuminare naturalmente la chiesa.
La chiesa ha struttura in pietra e tetto in travi di legno. Il pavimento interno è in cotto.

Macina da guado

XIV sec.

Utilizzata fin dall’antichità per macinare il “Guado(Isatis Tinctoria), pianta erbacea che veniva coltivata intensamente nel nostro territorio e per almeno due secoli. Il Guado ha costituito una ricchissima economia per gli abitanti della zona, tanto è vero che i commercianti del luogo possedevano case a Venezia, a Firenze e a Milano. Questa erba, che veniva raccolta fino a cinque volte l’anno, doveva essere ridotta in poltiglia per mezzo di grosse macine di pietra, messa a essiccare e successivamente polverizzata.
La polvere era usata per tingere di azzurro tessuti di ogni genere e fare tempere per affreschi. Il Duca di Urbino e il Conte di Apecchio avevano creato un marchio D.O.C. nei loro territori per garantire la purezza del prodotto e chi contravveniva a queste regole veniva punito severamente.
Nel 1600 questa economia finì a causa dell’importazione dalle Indie dell’Indaco che veniva a costare molto meno. Il territorio di Apecchio mantiene ancora molte testimonianze sia di piante di Guado, sopravvissute al tempo e che nascono spontanee nelle nostre campagne, sia di Macine ancora disseminate nei loro luoghi di lavoro nelle campagne circostanti.

Torre campanaria

XIV sec.

Torre dell’Orologio detta “el Campanon”, con la sua imponenza costituiva l’ingresso principale per chi giungeva ad Apecchio passando per il Borgo. Ai lati dell’arco di ingresso sono ancora visibili le scritte “concordia praesit”, ovvero regni la concordia.
Sopra l’arco campeggia lo stemma della famiglia Ubaldini.
La campana fusa nella metà del Seicento e denominata “Ave Maria Stella” è conservata nel Museo dei Fossili e Minerali del Monte Nerone. Nel 1700 la torre fu dotata di un orologio di cui ancora si conservano i quadranti originali mentre il vecchio meccanismo è conservato presso il Museo.
Il terremoto del 1781 la fece cadere in parte, cosi come nel Palazzo crollò il piano superiore.
In piazza troviamo alcuni palazzi gentilizi la cui architettura ci rimanda al tipico stile tardo rinascimentale, queste costruzioni erano abitate dalle famiglie nobili del tempo e dai rami cadetti dei Conti Ubaldini.

Chiesa della Madonna della Vita

XVI sec.

Il piccolo edificio cinquecentesco, con pianta a mezza croce greca, si trova nel cuore del centro storico di Apecchio. Il suo interno è stato restaurato nel 1972. Sulla facciata si trova un affresco della Madonna col Bambino. Nata come ospedale allora gestita da una confraternita.
Al suo interno conserva importanti opere d’arte come il quadro della Madonna Della Vita, posto sull’altare maggiore dipinto dal Picchi.
Nell’altare di sinistra vi è un Crocifisso ligneo della metà del quattrocento ed in quello di destra una crocifissione del seicento di autore ignoto

Quartiere ebraico

XVI sec.

Fa parte del quartiere Vicoletto lungo 28 metri e largo da un minimo di 37 a un massimo di 42 centimetri, considerato uno dei più stretti tra quelli esistenti in Italia. La presenza della comunità ebraica in Apecchio è documentata dalla fine del XV secolo.
Negli Statuti che il conte Ottaviano Ubaldini della Carda nel 1492 dette al castello di Apecchio erano contemplate norme specifiche per gli ebrei. Tali regole fissavano il tasso di interesse sul prestito di denaro che non poteva essere superiore al 12% per i cittadini locali e al 18% per quelli forestieri.
Si stabilivano i giorni in cui gli ebrei potevano tenere aperto il banco e come gli stessi potevano procurarsi la carne kasher cioè adatta per essere consumata. Ancora oggi una via si chiama “Via dell’Abbondanza”, in ricordo di tutti quegli ebrei che li avevano i magazzini e i banchi delle loro merci (pellame, tessuti, granaglie e alimenti vari).
Papa Giulio III nel 1552 decretò che le Sinagoghe e le case degli ebrei dovevano essere costruite in edifici separati, anche se vicinissimi a quelli dei cristiani, per non sfuggire al pagamento della tassa di dieci ducati annui. Tale somma cospicua andava a finanziare gli istituti di Roma i quali ospitavano tutti gli ebrei convertiti.
Il “giro d’aria”, come veniva anche definito, delimita l’intero caseggiato di destra formato dalle abitazioni degli ebrei, dove troviamo anche il piccolo cortile dove veniva celebrata la festa delle Capanne (Sukot), la sinagoga e il forno.

Palazzo Ubaldini

XVI sec.

Il Palazzo Ubaldini: architettura e storia

Costruito nel 1477 su progetto di Francesco di Giorgio Martini, il Palazzo Ubaldini è un importante esempio di architettura quattrocentesca. Fu voluto dal conte Ottaviano II Ubaldini della Carda, reggente del Ducato di Urbino, e realizzato da maestranze lombarde già attive nel Palazzo Ducale di Urbino. Nel 1494, lo stesso conte concesse alla comunità di Apecchio lo Statuto, base del governo degli Ubaldini per oltre tre secoli.

Oggi è ancora visibile il porticato con otto colonne in pietra arenaria e capitelli ionici, sovrastato da eleganti finestre con arco a tutto sesto e lo stemma originario degli Ubaldini, poi sostituito dalla testa di cervo, simbolo donato da Federico II per un atto di valore.

Le grotte e il museo

Il palazzo include sotterranei voltati a botte usati come scuderia, prigioni, pigiatoio e neviera. Il pozzo-neviera, ora sala del Museo dei Fossili, si trova al centro del cortile.Un terremoto nel 1781 distrusse gran parte dell’edificio, risparmiando solo il cortile, un salone al piano terra e parte della scala.

La Pieve di San Martino

Accanto al palazzo si trova la Pieve di San Martino, risalente all’XI secolo, costruita su un antico tempio pagano e dedicata al santo patrono, ricordato l’11 settembre. All’interno sono conservate opere del Pandolfi, affreschi e dipinti del Seicento, oltre a due altari in arenaria.

Museo dei Fossili e Minerali del Monte Nerone

XVI sec.

Il prestigioso museo ha sede nei sotterranei di Palazzo Ubaldini.
E’ stato istituito oltre venticinque anni fa, quando si decise di raccogliere le varie collezioni private di fossili e minerali (Bartolucci, Bei e Paleani).
Da allora, grazie all’apporto volontario di alcuni benemeriti cittadini, il Museo espone oltre duemila pezzi di notevole pregio scientifico oltre che estetico, alcuni di questi unici come l’Hybopeltoceras Paviai di cui si conserva un esemplare ritenuto da molti esperti eccezionale sia per bellezza che per valore paleontologico.
Recentemente il Museo è stato riprogettato e reso interattivo grazie all’aiuto di touch screen e installazioni audiovisive.

Il vicolo degli Ebrei

XVI sec.

Fa parte del quartiere Vicoletto lungo 28 metri e largo da un minimo di 37 a un massimo di 42 centimetri, considerato uno dei più stretti tra quelli esistenti in Italia. La presenza della comunità ebraica in Apecchio è documentata dalla fine del XV secolo.

Era il cosiddetto giro d’aria che separava le case degli ebrei da quelle dei cristiani, questo per eludere il pagamento della tassa prevista nel caso ci fosse stato il contatto tra gli edifici.

Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria

X sec.

La chiesa dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, martire nel 305 per non aver voluto rinunciare alla sua fede in Cristo, fu costruita intorno alla XIII secolo per venerare il culto della Santa Egiziana forse a spese di qualche facoltoso cavaliere reduce dalle crociate.
La struttura semplice e soprattutto la parte ipogea testimoniano la sua antichità, poiché tale struttura nacque per riunirsi in preghiera quando era ancora pericoloso farlo.
Documenti relativi a questa chiesa si trovano in tarda età: nei primi anni del 1700 si parla di un campo vicino ai beni della Madonna della Vita, che assicurava il mantenimento della Chiesa.
L’importanza della piccola chiesa per gli apecchiesi è dovuta forse al fatto che la parte inferiore della stessa era la sede del nostro SS. Crocifisso, la venerazione del quale aumentò a dismisura dopo l’evento miracoloso del terremoto del 3 giugno 1781.
Viene attribuito al Crocifisso ligneo infatti, la salvezza dell’intera popolazione.
La Chiesa per la sua scarsa capienza si rivelò inadatta ad ospitare la moltitudine di gente che vi si recava per cui l’Arciprete don Luigi Volpi nel 1886 chiese al Vescovo l’autorizzazione a spostare il Crocifisso nella Chiesa grande attualmente Santuario del SS Crocifisso.
Ciò avvenne nel 1889 dopo aver predisposto una sede “Decentemente preposta all’altare del SS. Nome di Dio in Pieve”.
Da quel momento cominciò il decadimento della Chiesa, attualmente (2001) restaurata.

Viale di Velluto e acqua solfurea

Detto “degli innamorati” era una antica strada sterrata che collegava alcuni campi e due chiese, quella di Santa Caterina d’Alessandria con quella di San Francesco extra muros, ora scomparsa. 

Attualmente è un viale erboso e alberato dove è possibile fare passeggiate immersi nel verde e rinfrescarsi alla vicina fonte di acqua sulfurea dalle note proprietà benefiche.
Nei pressi si trova il centro sportivo con la sala polivalente, il campo da tennis, la pista di pattinaggio, il parco giochi, la casetta dell’acqua e l’imbocco per il famoso sentiero che porta alla cascata della Gorgaccia (238A).