Sale espositive di Palazzo Ubaldini, piazza S. Martino
Due maestri dell’incisione, vissuti a distanza di settant’anni e in contesti geografici molto diversi, si incontrano per la prima volta in una mostra che mette in dialogo le loro opere grafiche: Rembrandt e Barocci. Incidere la luce.
L’esposizione sarà visitabile dal 8 giugno al 7 settembre 2025 a Palazzo Ubaldini di Apecchio e, in una seconda tappa, da ottobre 2025 a gennaio 2026 presso la Galleria di Santa Croce a Cattolica.
La mostra si inserisce in un percorso pluriennale di valorizzazione dell’arte grafica presso il Palazzo Ubaldini di Apecchio, che ha già coinvolto autori come Albrecht Dürer e Roberto Stelluti, contribuendo a porre la città nella mappa regionale dei luoghi sede di grandi mostre d’arte.
La mostra è a cura di Luca Baroni, storico dell’arte e direttore della Rete Museale Marche Nord, nonché studioso di riferimento per l’opera di Federico Barocci. L’iniziativa è promossa dai Comuni di Apecchio e Cattolica con il sostegno di NEXT s.r.l., in collaborazione con la famiglia Battaglini, proprietaria della preziosa collezione da cui provengono le opere esposte.
Un confronto inedito tra due grandi maestri dell’incisione.
Rembrandt e Barocci. Incidere la luce propone un confronto serrato tra l’opera grafica di Rembrandt van Rijn (Leida, 1606 – Amsterdam, 1669) e quella di Federico Barocci (Urbino, 1535 – 1612).
In mostra oltre quaranta incisioni originali, tra cui le rarissime acqueforti autografe di Barocci, considerate oggi tra i primissimi esempi di stampa moderna italiana, e una ricca selezione di acqueforti di Rembrandt provenienti dalla collezione Battaglini, mai esposte finora in modo sistematico.
Cuore della mostra è una suggestiva ipotesi critica: Rembrandt avrebbe conosciuto una delle stampe di Barocci, la Madonna col Bambino sulle nuvole, ispirandosi ad essa per un proprio foglio inciso nel 1641. Il legame tra i due artisti si costruisce quindi attraverso la stampa: linguaggio comune, ponte tra l’Italia e i Paesi Bassi, tra Controriforma e Golden Age.
Il percorso è articolato in sei sezioni tematiche, tra visioni spirituali, figure popolari, autoritratti e interni domestici, in un dialogo serrato di luci, segni e atmosfere.
La mostra Rembrandt e Barocci. Incidere la luce riunisce oltre quaranta opere incisorie originali, offrendo al pubblico un’occasione rara per confrontarsi con due dei più straordinari interpreti della grafica europea tra Cinquecento e Seicento. Il percorso espositivo include la suite completa delle acqueforti autografe di Federico Barocci – quattro fogli di altissima qualità esecutiva e profondo significato spirituale – tra cui le Stimmate di san Francesco, il Perdono di Assisi, la Madonna col Bambino sulle nuvole, l’Annunciazione e la Fuga in Egitto. In queste stampe, Barocci sperimenta in prima persona i limiti e le potenzialità dell’acquaforte, dando vita a un segno vibrante, atmosferico, carico di grazia e tensione emotiva, già pienamente moderno.
Accanto a esse, trentotto fogli di Rembrandt van Rijn, selezionati dalla collezione Battaglini, restituiscono la varietà tecnica e narrativa dell’opera incisa dell’artista olandese. Tra i capolavori presenti, spiccano i due Autoritratti: quello con cappello (1638), rapido e sicuro nel tratto, e quello con la moglie Saskia (1636), intimo e ironico, esempio di straordinaria libertà compositiva.
L’Erudito nello studio, noto anche come Doctor Faustus, è una delle immagini più enigmatiche della grafica seicentesca, celebrazione della ricerca intellettuale e della tensione verso l’invisibile. Commuove per intensità la Deposizione dalla croce, traduzione in chiave nordica del pathos controriformato, mentre la Donna che si bagna i piedi nel ruscello mostra l’interesse dell’artista per la bellezza del quotidiano, in una scena di intimità colta con naturalezza e grazia.
Completano il percorso opere dedicate al mondo popolare – come La frittellaia o il Maestro di scuola, veri appunti visivi rubati alla strada – e fogli di intensa spiritualità, come il San Girolamo nella stanza buia, costruito tutto sulla forza espressiva della luce e dell’ombra. L’intera selezione dimostra come l’incisione, nella mano di questi due maestri, non sia mai un’attività secondaria, ma un campo di sperimentazione autonoma, dove l’immagine nasce direttamente dal pensiero dell’artista, senza mediazioni.
Un volume di studi per una mostra che guarda al territorio e al mondo
Ad accompagnare la mostra è pubblicato il volume Rembrandt e Barocci. Scritti sull’incisione, di Luca Baroni, edito da Ideostampa (Calcinelli). Il libro, riccamente illustrato, raccoglie nuovi contributi critici che collegano il contesto locale a una prospettiva europea, restituendo alla stampa antica la sua funzione di strumento culturale circolante, collezionato e interpretato.
Il volume si apre con la premessa del curatore e con un saggio su Dürer e Barocci, analizzati in chiave comparata. Seguono interventi sul corpus incisorio di Barocci, tra cui Le acqueforti di Federico Barocci e la riscoperta di una delle prime biografie a stampa del pittore urbinate, La vita di Federico Barocci (1604) scritta da Karel van Mander, tradotta e commentata.
Una sezione centrale è dedicata al tema che dà titolo alla mostra, con il saggio Rembrandt e Federico Barocci, che esplora le possibili linee di contatto attraverso l’analisi delle tecniche incisorie e delle fonti storiche. Ampio spazio è riservato anche al contesto marchigiano, con un contributo sul Collezionismo di stampe nella provincia di Pesaro e Urbino, e una mappa preliminare delle raccolte private e pubbliche attive tra Otto e Novecento.
Chiude il volume un catalogo ragionato delle incisioni di Rembrandt nella collezione Battaglini, con apparato critico e schede opera per opera, e un’appendice dedicata al Sacrificio di Isacco di Jan Lievens, presentato come esempio di fortuna italiana di un tema nordico.
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